Angela Carini si ritira dopo pochi secondi nel match contro la pugile “intersex” Imane Khelif
Angela Carini si ritira al primo colpo subito dalla intersex algerina
La polemica delle ore precedenti del match dell’italia Angela Carini con la “intersex” Imane Khelif. Al primo pugno incassato in pieno volta, Angela ha chiamato l’arbitro è ha deciso di abbandonare l’incontro.
Pugno troppo forte o pugno sentito troppo forte, alimentato dalle polemiche precedenti ? La rabbia di Carini era ampia, dopo che l’arbitro ha dichiarato vincente l’algerina, Angela è scoppiata in un pianto di rabbia al centro del ring. L’atleta algerina ha provato a consolare l’italiana, che ha evitato di avere il contatto fisico e visivo.
Una questione difficile da derimere, in un mondo che sta cambiando, ma non ci sentiamo di giudicare la nostra atleta, ha fatto ciò che sentiva sul momento, probabilmente alimentata da polemiche e, c’è chi dice, da pressione dell’IBA, in quella che sembra quasi più una questione politica che sportiva, dove le atlete alla fine sono solo vittime.
Le dichiarazioni di Angela Carini (aggiornamento)
Al nostro dubbio ha risposto direttamente Angela: «Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta… È stato un incontro irregolare? Non sono nessuno per giudicare».
Ricordiamo che il match è durato 46 secondi.
Il caso della pugile intersex alle Olimpiadi
La controversia nasce dal fatto che Khelif era stata precedentemente esclusa dai Mondiali di boxe per livelli elevati di testosterone e per la presenza di cromosomi maschili nei test del DNA, secondo quanto riportato dall’International Boxing Association (IBA). Tuttavia, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha dichiarato che l’atleta soddisfa tutti i requisiti per partecipare ai Giochi di Parigi.
Un caso simile riguarda la pugile taiwanese Li-Yuting, che debutterà nella categoria pesi piuma. Anche Li-Yuting non aveva superato il “gender test” ai mondiali di boxe, ma è stata ammessa dal CIO alle Olimpiadi.
Questa decisione del CIO, che non riconosce l’IBA come ente legittimo, ha riacceso il dibattito sull’equità nelle competizioni sportive. Mentre l’IBA aveva squalificato entrambe le atlete “per garantire integrità ed equità della competizione”, il CIO ha mantenuto la linea già adottata ai Giochi di Tokyo 2021, ammettendo le atlete transgender che soddisfano i criteri stabiliti.
La questione solleva importanti interrogativi sul bilanciamento tra inclusività e fair play nello sport di alto livello, e promette di essere un tema di discussione centrale durante queste Olimpiadi e oltre.
Le ragioni della pugile algerina
Non possiamo non ragionare anche della pugile algerina. Non sembra giusto che una questione di nascita, particolare (se esistente, ci basiamo sulle notizie) debba vietare ad una persona di fare una carriera sportiva onesta.
Foto da: Femboxer, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Simone Cellini
Creatore di Runner 451, allenatore running, laureato in Scienze motorie, laureato magistrale in scienze politiche – sociologia, Master EMBA, preparatore atletico
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