Scarpe da running: se la piastra di carbonio non fosse così importante?
Nuovo studio sulla correlazione tra piastra di carbonio ed economia di corsa
Nel maggio 2022 è stato pubblicato uno studio molto interessante sulla scarpa Nike Vaporfly e sulla sua piastra in fibra di carbonio. Siamo portati a credere che siano la rigidità e la “molla” della piastra in fibra di carbonio a dare a questa scarpa la capacità di ridurre il costo dell’ossigeno della corsa.
In generale, e oggi i molti modelli dei molti brand che escono lo dimostrano, sembra che una scarpa sia superiore semplicemente perché ha una piastra in fibra di carbonio.
Lo studio sopracitato, di Healey e Hoogkamer, affronta la questione della piastra in fibra di carbonio delle Vaporfly e di quanto la sua rigidità e la sua “molla” contribuiscano ai benefici di risparmio energetico di questa super scarpa (Healey LA, Hoogkamer W. Longitudinal bending stiffness does not affect running economy in Nike Vaporfly shoes. Journal of Sport and Health Science. 2022 maggio 1;11(3):285-292).
Lo studio sulle Vaporfly
Il team di ricercatori dello studio, che opera nell’Università del Colorado Boulder, ha reclutato 15 corridori e li ha fatti correre sia con la versione originale, sia con una versione “tagliata” della Vaporfly 4%.
La Vaporfly modificata è stata tagliata per ridurre la rigidità della piastra di carbonio: sono stati fatti 6 tagli medio-laterali attraverso la piastra in fibra di carbonio nell’avampiede.
I partecipanti hanno corso a 14 km/h per 5 minuti, due volte con ciascuna scarpa, su un tapis roulant per la misurazione della forza mentre veniva misurato l’impegno metabolico (per calcolare l’economia di corsa). Nel protocollo di biomeccanica, i partecipanti hanno attraversato una pista con piastre di forza incorporate a 14 km/h.
Gli scienziati hanno, dallo studio, calcolato l’economia della corsa, la cinetica e la meccanica delle articolazioni degli arti inferiori.
Hanno scoperto che l’economia di corsa non differiva tra le due scarpe, delle differenze biomeccaniche sono state riscontrate solo nell’articolazione metatarso-falangea, con un aumento dell’angolo di dorsiflessione, della velocità angolare e della potenza negativa nella scarpa Vaporfly con gli intagli.
Conclusioni dello studio
Il taglio della piastra in fibra di carbonio che porta ad una riduzione della rigidità alla flessione della scarpa non ha quindi avuto un effetto significativo sul risparmio energetico della Nike Vaporfly 4%.
Significa che le Vaporfly non portano ad una riduzione dell’economia di corsa?
No, ma questo suggerisce che l’effetto di irrigidimento della piastra svolge un ruolo limitato nei risparmi energetici riportati, e invece i risparmi sono probabilmente dovuti a una combinazione e interazione di schiuma, geometria e piastra.
Per comprendere meglio: lo studio non è focalizzato a dimostrare l’efficienza in termini di risparmio di costo metabolico delle Vaporfly, ma a misurare il ruolo della piastra di carbonio e del suo impatto sull’economia di corsa.
La piastra in carbonio non serve?
Le Vaporfly (e parenti anche di altri brand) funzionano eccome, non è questo il dubbio. Basta prendere un altro studio (Hoogkamer W, Kipp S, Frank JH, et al. A comparison of the energetic cost of running in marathon racing shoes. Sports Med. 2018;48:1009–1019) che ci dice come ci sia effettivamente un risparmio sul costo della corsa.
In questo studio 18 runner hanno corso con scarpe tradizionali e con scarpe “super” e tutti hanno avuto un risparmio di circa del 4%. Da precisare come questo studio, se ben fatto con tutti i crismi, fosse finanziato da Nike.
Il punto centrale è che non sembra essere la piastra in carbonio a fare la vera differenza.
In ogni caso i risultati di ogni domenica con le scarpe di nuova concezione ci dicono che sicuramente la differenza c’è. Ma il punto è, da cosa è data questa differenza, dalla fibra di carbonio?
Un altro studio (Hoogkamer W, Kipp S, Kram R: The biomechanics of competitive male runners in three marathon racing shoes: a randomized crossover study. Sports Medicine, 2019, 49. Jg., Nr. 1, S. 133-143) non nega l’efficacia della piastra, ma mette al primo posto la capacità di conservare e restituire energia del Pebax (in Nike lo ZoomX, il Pebax viene usato anche da altri brand con nomi diversi).
Che sia quindi il materiale dell’intersuola, messo abbondantemente nelle Vaporfly, ma anche in altri modelli, sempre più alti e pieni di schiuma, a fare la differenza? Sembra proprio di sì, anche se l’intersuola in questo materiale necessita di controllo e geometrie favorevoli.
In definitiva
Dallo studio di di Healey e Hoogkamer si evince che ad una scarpa non basta mettere un piastra di carbonio, cosa che oggi va molto di moda. Ma che la vera differenza la faccia il materiale utilizzato (il PEBAX) e il disegno della scarpa. La piastra in carbonio, mia opinione, concorre più che al risparmio energetico, alla stabilità della scarpa, dato che il Pebax non è così rigido (basta provare scarpe in Pebax senza piastra) e alla fase di spinta. Quindi non è che il carbonio non apporti benefici, ma li apporta in un contesto di scarpa bene progettata e prodotta.
Per capirci non basta mettere un piastra per rendere una scarpa una scarpa top da running.
Questo è solo uno studio, ma è sicuramente un buon spunto di riflessione. Basta avere una scarpa con fibra di carbonio? Oppure è fondamentale che ci sia? Ma soprattutto alla finei la differenza la fa sempre l’allenamento, o no?
Cari amici di Runner 451 sviluppate una coscienza critica per avere una corsa sempre più consapevole, gli studi ci sono e possono darci una grande mano.
Simone Cellini
Creatore di Runner 451, allenatore running, laureato in Scienze motorie, laureato magistrale in scienze politiche – sociologia, Master EMBA, preparatore atletico
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